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L’OSSERVAZIONE DELL’OVVIO

La Scala del Tono è estremamente utile per aiutare a prevedere le caratteristiche e il comportamento di una persona. Ma per usarla bene, è necessario saper riconoscere con un’occhiata in che posizione una persona si trovi su di essa.

In alcune circostanze, quando si manifesta un tono acuto, è molto facile usare la Scala del tono. “Ieri sera Paolo ha avuto un attacco di 1,5.” Infatti è diventato rosso come un peperone e ti ha tirato un libro in testa. È semplice. Maria scoppia a piangere e afferra un fazzoletto: è facile riconoscere che si tratta di afflizione. Ma come si fa a riconoscere un tono cronico? Questo può essere mascherato da una sottile patina di modi di fare dovuti all’educazione ricevuta. In tal caso, viene chiamato tono sociale. Non è né cronico né acuto, ma riflette l’educazione sociale e i comportamenti adottati per presentarsi agli altri. Ma fino a che punto vi sentite abili e sicuri in questo? Prendete in considerazione una persona che conoscete bene. Qual è esattamente il suo tono cronico?

La parola “obnosi” è stata coniata dall’espressione “osservare l’ovvio” (“observing the obvious” in inglese). Ai giorni nostri l’arte di osservare l’ovvio è completamente trascurata nella nostra società. Peccato. È l’unico modo per vedere qualcosa: si osserva ciò che è ovvio. Si osserva l’esistenza di qualcosa, ciò che c’è effettivamente lì. Fortunatamente per noi, la capacità di osservare l’ovvio non è in nessun caso “innata” o mistica. Ma alcune persone che non sono in Scientology insegnano il contrario.

Come si insegna a qualcuno a vedere quel che c’è lì, davanti a lui? Si prende qualcosa, gliela si fa guardare e gli si fa dire che cosa vede. Una persona può farlo per conto proprio o in un gruppo, come per esempio una classe. Si sceglie una persona o un oggetto e si osserva quel che c’è. In un’aula, ad esempio, si chiede a uno studente di stare in piedi di fronte alla classe, dove gli altri studenti possano vederlo. Un istruttore, in piedi vicino allo studente, chiede agli altri:

“Che cosa vedete?”

Le prime risposte sono più o meno come questa:

“Beh, posso vedere che ha molta esperienza.”

“Ah, sì? Puoi veramente vedere la sua esperienza? Che cosa vedi qui?”

“Beh, dalle rughe intorno ai suoi occhi e alla sua bocca, posso vedere che ha molta esperienza”.

“D’accordo. Ma che cosa vedi?”

“Oh, ho capito. Vedo le rughe intorno agli occhi e alla bocca.”

“Bene!”

L’istruttore non accetta niente che non sia chiaramente visibile.

Uno studente comincia a capire e dice: “Posso realmente vedere che ha le orecchie.”

“Va bene, ma dal punto in cui sei seduto puoi veramente vedere entrambe le sue orecchie?”

“Beh, no.”

“Okay. Cosa vedi?”

“Vedo che ha un orecchio sinistro.”

“Bravo!”

Niente congetture, niente supposizioni. Ad esempio: “Ha un bel portamento.”

“Un bel portamento in rapporto a cosa?”

“Ha le spalle più dritte rispetto alla maggior parte della gente che ho visto.”

“Quella gente è qui, in questo momento?”

“Beh, no, però me la ricordo.”

“Suvvia. Buon portamento in rapporto a qualcosa che puoi vedere ora?”

“Beh, tiene le spalle più dritte delle tue. Tu sei un po’ curvo.”

“Proprio in questo momento?”

“Sì.”

“Molto bene.”

Lo scopo di questo esercizio è portare uno studente al punto in cui può guardare un’altra persona o un oggetto e vedere esattamente quel che c’è, non dedurre ciò che potrebbe esserci in base a quel che vede. Semplicemente quel che c’è, quel che è visibile e ovvio. È così semplice che offende.

Il modo in cui una persona muove gli occhi può fornire un buon indizio sul suo tono cronico. Ad apatia, lo sguardo sembra costantemente fisso su un determinato oggetto. Peccato che non lo veda. Non è neanche consapevole dell’oggetto. Se le lasciaste cadere in testa una borsa, la direzione dei suoi occhi probabilmente resterebbe la stessa.

Salendo ad afflizione, la persona guarda verso il basso. Una persona in afflizione cronica tende a dirigere gli occhi verso il basso, in direzione del pavimento. Nelle zone inferiori dell’afflizione, la sua attenzione è abbastanza fissa, come in apatia. A mano a mano che comincia a salire nella zona della paura, la distanza focale cambia, pur essendo ancora diretta verso il basso.

Al livello della paura, la caratteristica più evidente è che la persona non riesce a guardarti. È troppo pericoloso guardare la gente. Sembra che stia parlando con te, ma guarda in alto a sinistra, quindi dà una rapida occhiata ai tuoi piedi, poi di nuovo sopra la tua testa (dandoti l’impressione che stia passando un aereo), ma ora si guarda dietro le spalle. Gli occhi girano, roteano, scattano. In breve, guardano dappertutto, eccetto che verso di te.

Una persona che si trova nella zona inferiore di collera, distoglie deliberatamente lo sguardo da te. Distoglie lo sguardo da te: è una manifesta interruzione della comunicazione. Salendo leggermente di tono, la persona ti guarda direttamente, ma la sua espressione non è molto piacevole. Vuole localizzarti… come bersaglio.

Al livello della noia, gli occhi girovagano di nuovo, ma non così freneticamente come avviene per la paura. Inoltre la persona non evita di guardarti; ti include tra le cose che guarda.

Armati di queste informazioni e avendo acquisito una certa competenza nell’obnosi delle persone, si può ora uscire tra la gente per parlare con gli estranei e individuare la loro posizione sulla Scala del tono. Di solito si dovrebbe avere una serie di domande da fare ad ogni persona ed un blocco per annotare le risposte, gli appunti, ecc., ma è soltanto un piccolo aiuto per rivolgersi alle persone. Il vero scopo della conversazione è quello di individuare il tono sociale e il tono cronico dell’interlocutore.

Ciò che la persona fa con gli occhi può aiutarti a individuare la sua posizione sulla Scala del Tono.

Gli si fanno delle domande studiate appositamente per produrre esitazioni e penetrare attraverso l’educazione ed i convenevoli, in modo che il tono cronico emerga in superficie.

Ecco alcune domande campione per questo esercizio: “Qual è la cosa più evidente in me?”, “Quando è stata l’ultima volta che si è tagliato i capelli?”, “Pensa che oggi la gente lavori tanto quanto cinquant’anni fa?”

Al principio quelli che fanno questo esercizio si limitano a individuare il tono della persona a cui si sono rivolti; e sono molte e molto varie le avventure che vivono facendo questo esercizio! In seguito, quando cominciano a sentirsi più sicuri nel fermare gli estranei e porre loro delle domande, si aggiungono queste istruzioni: “Intervistate almeno quindici persone. Con le prime cinque, assumete lo stesso livello di tono non appena l’avrete individuato. Con le prossime cinque, scendete al di sotto del loro tono cronico e guardate cosa succede. Con le ultime cinque, assumete un tono superiore al loro.”

Che cosa si può guadagnare da questo esercizio? Innanzitutto la volontà di parlare con chiunque. All’inizio si può essere molto selettivi riguardo al tipo di persone da fermare. Soltanto vecchie signore. Nessuno che sembri arrabbiato. Oppure soltanto persone con un aspetto pulito. Alla fine, si ferma semplicemente la prima persona che s’incontra, anche se sembra lebbrosa ed è armata fino ai denti. La capacità di stare di fronte alla gente è molto cresciuta, e in ogni persona si vede semplicemente qualcuno con cui parlare. Si impara a individuare esattamente, senza esitazioni o incertezze, la posizione di una persona sulla Scala del tono.

Si diventa anche flessibili e capaci di assumere qualunque tono a volontà, e di farlo in modo convincente; questo è molto utile in diverse situazioni ed è anche molto divertente.

La capacità di riconoscere il livello di tono delle persone con un solo sguardo può rappresentare un vantaggio enorme nei rapporti con gli altri. È un’abilità che vale indubbiamente il tempo e lo sforzo necessari per acquisirla.

Scientology è una filosofia religiosa applicata che tratta lo studio della conoscenza e che, tramite l’applicazione della sua tecnologia, può apportare dei cambiamenti desiderabili nelle condizioni di vita. È stata sviluppata nel corso di un terzo di secolo da L. Ron Hubbard. Il termine Scientology è formato dalla parola latina scio (conoscere, nel senso più completo della parola) e dalla parola greca logos (studio di). Scientology si può ulteriormente definire come lo studio e il modo di occuparsi dello spirito in relazione a se stesso, agli universi e alle altre forme di vita.

1. essere davanti a qualcuno, come in “gli sta di fronte una vera emergenza”; 2. affrontare senza indietreggiare o evitare. L’abilità di stare di fronte consiste nella capacità di essere lì a proprio agio e percepire.